L'astronauta dal cuore di stagno di Massimo Algarotti

Ci sono i libri. E poi ci sono quei libri. Quelli che ti toccano l’anima e restano. L’astronauta dal cuore di stagno di Massimo Algarotti è uno di quelli. Di quelli che arrivano al cuore del lettore e lo commuovono. Lo smuovono. Di quelli che accarezzano e blandiscono, che trascinano e segnano. Spingono alla riflessione e ti lasciano una traccia profonda. Entri nella storia, ti lasci coinvolgere, catturare, emozionare in una poesia narrativa che racconta di Vita e Morte e lo fa con un sottofondo di speranza che non cessa mai di resistere, anche nei momenti più bui.

Una scrittura semplice, delicata ed emotivamente intensa caratterizza questo romanzo di poco più di 150 pagine, pubblicato dalle O.D.E. Edizioni. La storia è di quelle così comuni e difficili da raccontare preservandone l’inviolabile intimità, che colpisce l’empatia profonda dell’autore nel dare vita a vicende ed emozioni, pur rimanendone rispettosamente al di fuori, sin dalle prime pagine. Aleida è una ragazza di diciannove anni quando scopre di essere incinta. Passa dalla paura alla consapevolezza che diviene amore profondo per la creatura che porta in grembo. Una bambina. Scoprirà poi. Zoe. E intorno a lei costruisce pian piano una cupola di amore e protezione, di gioia e futuro, nonostante in quel Noi non ci sia il padre della bambina, che spaventato fugge, lasciandola sola. Egli è un’entità astratta. C'è quale padre naturale di Zoe, quale ex compagno, come lui, come figodapaura ma scompare in un Futuro che lo vede fuori da progetti e sogni. Come avesse smesso di esistere, ed è così. Dopo il rifiuto di sua figlia, dopo quell’incertezza di scegliere di restare e rimanerle accanto, Aleida lo cancella. Dalla sua Vita, dal suo Futuro, a fatica, con sofferenza lo allontana da quei piccoli passi che la cambieranno per sempre. Da quel momento ci sono lei e Zoe. E lo shopping con Selima per comprarle i primi vestitini, l'affetto immenso del suo papà, il suo corpo che cambia, le paure, le visite dalla ginecologa, i cambiamenti e quell’attesa di ciò che verrà e che sarà meraviglioso nonostante tutte le incertezze e i dubbi. E al margine, la mamma. Presente, sebbene distratta e lontana. Ma vicina nel momento in cui Aleida affronta il grande dolore della perdita. 

Forse avrebbe potuto perdonarlo. Forse avrebbe potuto attendere che il padre di Zoe capisse l’immensità del dono concessogli dalla Vita, ma Aleida non ha tempo, ha solo bisogno di amore, di riceverlo e donarlo. E poi, oltre la profonda delusione ci sono il suo amato papà Glauco e Selima, la sua amica che diviene sorella e Francesco. E poi sempre lei, Zoe. Tutta la sua Vita. Il suo Futuro. 

La storia segue un duplice binario parallelo. E incontriamo Aleida a ventitré anni. Quando di Zoe c’è solo il ricordo amaro dei suoi occhi chiusi. Quando quel lutto è parte di lei e riviverlo significa sentir scorrere nuovamente sulla pelle l’amarezza, la disillusione, il senso di colpa, la sofferenza della perdita di quella bambina che è diventata l’assenza più grande della sua esistenza ma anche un nuovo inizio, lì dove Zoe ci sarà sempre e per sempre. Un passo alla volta. E Aleida rinasce.

Al racconto si uniscono memorie artistiche e musicali in una naturale estensione del tragico umano. Così, la delicata poesia del dolore di questo libro diviene anche balsamo dell’anima afflitta che trova conforto finale nella tenerezza immensa delle parole di Zoe alla sua mamma e nella speranza di un arrivederci in quell’immensità celeste dove viaggerà per sempre una dolce Astronauta dal cuore di stagno.

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Vi lascio con alcuni estratti. Un assaggio delle profonde emozioni che vivrete leggendo questo libro.

"La mia storia non è un quadro felice e non è neppure un piccolo ritratto di famiglia. Non aspettatevi un lieto fine. Perché ciò che vi sto per raccontare è un chiodo che rimane nella carne fino a che non hai capito come sia possibile sopravviverne." (pagina 14)

"...Noi siamo le cose preziose, quelle che restano sempre. Mai. Te lo prometto. Tu sei la mia famiglia e famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato." (pagina 70)

"Io ho Zoe, che mi accarezza la notte quando sono sola, quando la mia candela, quella piccola sposa, illumina la casa. È ottobre, come fu ottobre tre anni fa. Come sarà ottobre tra un anno. Quell’ottobre che maledicevo e che invece ora ho il coraggio di affrontare con un semplice “Arrivederci, ottobre”. Perché ci rivedremo mia Zoe e allora ti prenderò per mano, saprò cullarti come una mamma dovrebbe poter fare. Io sono certa che tu riconosci le mie carezze quotidiane e le spargi nel vento per sanare un po’ di questo mondo malato e in tempesta." (pagine 101 e 102)

"Sei la mia astronauta dal cuore di stagno: naviga senza paura e vienimi a trovare quando ti manco. Segui le coordinate delle mie lacrime e dei miei pensieri e mi troverai, sempre con un cuore in più che ho messo via per te, solo per te, solo per noi. Perché quello che tu hai creato in me è un tenero delirio e credimi sarà impossibile per qualsiasi altro umano prendere quel posto." (pagina 108)



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